Una delle opere più interessanti del Museo Civico di Velletri è senza dubbio la scultura colossale raffigurante la dea greca Pallade Atena.

L’opera colossale è la replica in gesso, donata dal comune di Puteaux alla gemellata città laziale nel 1968, della celeberrima scultura marmorea, copia del I sec. d.C. di un originale bronzeo di Kresilas del V sec. a.C., ritrovata a Velletri nel 1797, oggi conservata al Museo del Louvre di Parigi, dipartimento di Antichità greche, etrusche e romane.
La scultura marmorea in questione ha una storia intricata e avventurosa che la conduce in sei anni dal luogo del suo ritrovamento al più importante museo francese.
La Pallade viene alla luce durante lavori agricoli, nel settembre del 1797, nella vigna di Giovanni Battista De Santis, in località Troncavia (Velletri). La statua cattura immediatamente l’attenzione dei più importanti artisti, collezionisti e antiquari dell’epoca «per la straordinaria grandezza, per la rinomatissima sua antichità e per l’eccellenza della scultura».
In molti accampano diritti sull’opera e, solamente a distanza di due mesi dal ritrovamento, la scultura è protagonista di un contenzioso tra più parti. Inizialmente la contesa riguarda De Santis e il canonico Bernardino Nardi, precedente proprietario della vigna, che in qualità di ecclesiastico eccepisce, per la mancanza della sanzione del Vescovo, la legalità della vendita del fondo stesso stipulata con regolare strumento notarile del 12 novembre 1795.
Da quel momento cominciano le peregrinazioni della scultura veliterna. La Pallade viene data dapprima in consegna il 20 novembre 1797 ad un certo Filippo Cappelletti, che la trasporta nel proprio «tinello» per 80 scudi e, successivamente al conte Paolo Maria Toruzzi, in esecuzione di un rescritto pontificio sollecitato dal Nardi, dietro il quale vi è il Duca Luigi Braschi, nipote di Papa Pio VI (1775-1799). Nonostante ciò, in attesa della sentenza definitiva sul possesso della scultura, l’11 dicembre 1797 De Santis la cede al noto scultore e abile mercante d’arte romano Vincenzo Pacetti, che la acquista per 6.000 scudi, ma non riesce a portarla nel suo studio; Nardi reagìsce prontamente vendendo l’opera al Duca Braschi, nella cui collezione la scultura non entrerà mai.
La Pallade in deposito dal Toruzzi, in data 26 aprile 1798 è sequestrata dai Francesi, che, occupata Roma, la trasportano all’Accademia di Francia (il 29 aprile) e poi, per metterla al riparo dall’arrivo dei Napoletani, a Castel Sant’Angelo. La statua, malgrado ciò, è dichiarata bottino di guerra dalle truppe borboniche entrate nell’ottobre del 1799 nell‘Urbe. La Pallade di Velletri s‘imbarca così dal porto di Ripa Grande alla volta di Napoli, luogo in cui resta fino al settembre del 1802: a quella data, Napoleone, intervenendo personalmente presso Ferdinando di Borbone, ne ottiene il trasferimento a Parigi, dove la Pallade giunge nell’autunno 1803. Qui, al Musée Napoleon appena inaugurato, si conclude l’avventuroso viaggio della celebre scultura, e inizia la sua fortuna, quale fonte di ispirazione e modello per tanti artisti.
Nei primi decenni dell’Ottocento la figura di Minerva, dea della Ragione, spesso ispirata alla Pallade di Velletri, si afferma nel repertorio delle immagini celebrative dell’epopea napoleonica, ed è replicata in Europa su vasi, medaglie, bassorilievi e dipinti. La consacrazione del modello avviene nel 1820, quando lo scultore Antonio Canova termina il Ferdinando di Borbone come Minerva,(Napoli, Museo Nazionale Archeologico) chiaramente ispirato alla scultura veliterna.
Durante tutta la prima metà dell’Ottocento il calco in gesso dell’opera entra nelle principali Accademie di Belle Arti d’Europa, proposto per lo studio e come tema di concorso. Negli anni ’80 dell’Ottocento, con il tramonto della fortuna del classicismo fidiaco, soppiantato dal nuovo canone estetico del realismo, anche la Pallade declina. Il suo ultimo colpo di coda è la suggestione sprigionata per lo scultore Frédéric Auguste Bartholdi che, nel suo atelier a pochi passi dal Louvre, progetta la Liberté éclairant le monde (1889), divenuta poi la celeberrima Statua della Libertà, oggi all’ingresso del porto di New York, chiaramente ispirata a questo modello di Atena
Fonti bibliografiche:
M.Nocca (a cura di), Dalla vigna al Louvre: la Pallade di Velletri, Roma, Palombi editore, 1997
A. Germano (a cura di), Il Museo Civico di Velletri, Guide al Museo Storico Artistico del Lazio, Sistema Museale “Castelli Romani e Prenestini”, Collana Gli Scrigni, Carsa Edizioni, 2008, p.17.
M. Papini, Palazzo Braschi: la collezione di sculture antiche, Roma, L’Erma di Bretschneider, 2000, pp. 36-42.