Palazzo dei Conservatori

Palazzo Vecchio o Palazzo dei Conservatori ; iniziato nel 1822 come sede della Delegazione di Velletri, divenne poi dal 1870 sede degli uffici giudiziari e del Palazzo di Giustizia.
Sulla facciata principale nel 1850 fu murato un bassorilievo, scolpito dal prof. Filippo Gnaccarini che rappresenta il ritorno al trono di Papa Pio IX, dopo 15 mesi di esilio a Gaeta, nel regno di Napoli, sotto l’egida di 4 potenze, Francia e Austria raffigurate a destra, Spagna e Regno di Napoli a sinistra. Al centro è raffigurata la provincia di Velletri, genuflessa, che riceve il papa.
Danneggiato nel 1944, l’edificio è stato ricostruito fedelmente al progetto originale.
Attualmente ospita alcuni uffici comunali.
Santa Lucia

E’ una delle chiese più antiche della città (1032), e a quest’epoca rimandano le strutture murarie in conci di selce nell’abside e le due finestre a feritoia della parete destra della navata.
Parzialmente riedificata durante la metà dell’ottocento, la chiesa presenta una facciata con timpano triangolare, e quattro lesene che inquadrano un semplice portale architravato e il soprastante oculo ovale. A sinistra della facciata il campanile, recentemente ricostruito a seguito di crollo (iscrizione commemorativa).
L’interno, a navata unica, si presenta con, a destra, altari dedicati a S. Rita (dipinto di Aurelio Mariani, 1900) e ai SS. Vincenzo de Paoli e Vincenzo Ferreri (pala d’altare del XVIII secolo). L’altare maggiore presentava, alla fine del Cinquecento, un quadro che rimandava alla scuola del Francia, raffigurante la Madonna col Bambino, S. Giovanni Battista e 5. Lucia, oggi al Diocesano.
Nell’abside è un interessante esempio di affresco dei primi del Seicento, Trinità con Madonna, S. Lucia e Sante martiri (Agata, Agnese, Apollonia). L’opera, aggiornata sulle tematiche in voga nella pittura romana della Controriforma, che incitavano a raccontare storie di martiri paleocristiani, è stata compiuta nello stile arcaizzante dei mosaici dei primi secoli del Cristianesimo, con composizione a fasce parallele e dominante cromia aurea.
Porta Napoletana

Porta Napoletana. Terminata nel 1519, fu chiamata inizialmente “porta del Vescovo”, a causa della vicinanza alla Curia e in seguito “napoletana”, perché immetteva alla strada per Napoli verso Terracina, confine meridionale dello Stato pontificio. Si presenta con corpo centrale originario e torrioni merlati.
Avvicinandosi agli stipiti d’ingresso, è possibile leggere l’iscrizione “si paga/gabella”, risalente al 1596.
Creata da Sisto V (1585-1590) nell’ambito della più generale riforma economica dello Stato della Chiesa, la Congregazione del Buon Governo aveva istituito una tassa per chi voleva entrare in città con qualsiasi mercanzia.
Palazzo comunale

Il maestoso palazzo comunale, segno forte dell’autonomia politica della città, in cui il Vignola adattò lo schema costruttivo usato a Caprarola per i Farnese, fu continuato alla sua morte (1573) da Giacomo della Porta, e completato solo nel 1720.
Si presenta con una facciata su tre livelli, conclusa da ricco cornicione aggettante: il portico a piano terra, il piano nobile con teoria di finestre architravate, il piano secondo con finestre quadrate. All’interno, il piano nobile ospita la “Sala del Consiglio”, in cui è ancora visibile Augusto e la profezia della Sibilla, brano superstite del ciclo d’affreschi raffiguranti episodi della vita di Ottaviano Augusto attribuiti erroneamente a Federico e Taddeo Zuccari (attivi seconda metà XVI secolo).
Seguono le sale di rappresentanza: la “Sala delle Lapidi”, in cui sono numerose iscrizioni relative alla storia della città, e la “Sala Tersicore”, un tempo destinata ai balli civici, oggi prestigioso spazio per conferenze.